| _Bl4K_Eagle |
| | TIGERLANDFilm particolareNel settembre del 1971 un gruppo di reclute viene addestrato, prima di essere inviato in Vietnam. L'addestramento è una perfetta simulazione di ciò che i ragazzi si troveranno ad affrontare in guerra, e avviene prima a Fort Polk e infine a Tigerland,una palude della Louisiana molto simile alle terre vietnamite. Tra tutte le reclute spicca il ribelle Roland Bozz, allergico alle regole, che non nasconde affatto la sua attitudine anti-patriottica. Odiato dai superiori e amato dai commilitoni, Bozz riuscirà a far esonerare alcuni dei suoi compagni, salvando loro la vita, prima di partire per il Vietnam.
* Girato con un budget molto ridotto. * Girato con una macchina da presa a mano e in formato 16mm. * Gli attori non hanno avuto a loro disposizione truccatori, parrucchieri né nessuno dei lussi a cui normalmente gli attori sono abituati. * In una scena, Bozz ha con sé un libro con la copertina nera, sulla quale è disegnato il simbolo della pace. Il libro è una copia di "Johnny got his gun", di Dalton Trumbo. * Il film segna il debutto al cinema di Colin Farrell e di Tom Guiry, fino ad allora sconosciuti. Farrell sarà in seguito protagonista di "Alexander" (2004) di Oliver Stone e "The New World" (2005) di Terrence Malick, mentre il giovane Guiry reciterà in "Black Hawk Down" di Ridley Scott (2001) e "Mystic River" di Clint Eastwood (2003). SALVATE IL SOLDATO RYANSalvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) è un film del 1998 diretto da Steven Spielberg, con il quale vinse il suo secondo premio Oscar per la miglior regia. La storia è ambientata durante la seconda guerra mondiale, in particolare nei giorni del D-Day.
Il film è stato pubblicato nelle sale americane il 24 luglio 1998, mentre in quelle italiane il 23 ottobre .
Particolarmente interessanti sono i primi 24 minuti del film, che dipingono in maniera cruda e realistica lo sbarco dei soldati ad Omaha Beach, particolarmente intensi ed apprezzati soprattutto grazie agli effetti sonori (due Oscar a questo reparto).
Un uomo ormai anziano ha un mancamento davanti a una tomba non identificata, nel cimitero militare di Omaha Beach. Inizia un flashback che ci riporta allo sbarco in Normandia: il 6 giugno 1944, il capitano dell'esercito degli Stati Uniti John Miller sbarca a Omaha Beach nel settore Dog Green con i suoi uomini. Vediamo la carneficina ivi effettivamente svoltasi, che costa agli Alleati incredibili perdite. Nel frattempo, il comandante di stato maggiore dell'esercito, generale George C. Marshall, apprende la notizia della morte di tre fratelli della famiglia Ryan, e che il quarto ed ultimo fratello, James Francis Ryan, facente parte della 101ª Divisione Aviotrasportata, è stato paracadutato con la sua unità in Normandia troppo lontano dalla costa, nell'entroterra, oltre le linee nemiche. Si organizza quindi una missione umanitaria di recupero, affidata proprio al capitano Miller che, con otto uomini e un interprete, parte alla sua ricerca per riportarlo a casa dalla madre vedova.
La squadra è composta dal capitano J. Miller (comandante), il sergente tecnico M. Horvath (vice-comandante), i soldati scelti R. Reiben (mitragliere di supporto) e A. Caparzo (fuciliere), i soldati semplici Mellish (fuciliere) e Jackson (cecchino), il T/4 I. Wade (medico) ed il T/5 T. Upham (fuciliere/interprete).
Il capitano Miller è famoso nella squadra perché si ostina a non voler dire ciò che faceva in passato (tanto che i suoi soldati scommettono anche 300 dollari a chi scopre qualcosa); inizialmente sembra un particolare irrilevante, ma nella storia si rivelerà poi essere davvero importante. Marshall si affretta a mandare Miller e la squadra a prelevare James. Essa giunge in un borgo dove si stanno impegnando combattimenti contro i tedeschi, e danno supporto ai paracadutisti e ai commilitoni. Attraversando il piccolo centro devastato, gli otto uomini si avvicinano ad un palazzo diroccato dal quale esce una famiglia francese: il padre vuole infatti affidare loro sua figlia, ma Miller, supportato dall'interprete, respinge tale proposta. Intanto, il soldato Caparzo, presa in custodia la bambina francese, per portarla nel paese vicino, viene colpito da un cecchino tedesco, successivamente ucciso da Jackson, il tiratore scelto della squadra. Stanley Mellish tenta di far capire a Caparzo che non morirà mentre quest'ultimo gli affida una lettera per il padre. Caparzo muore e il Capitano John H. Miller spiega ai suoi uomini che è per questo motivo che non si possono portare bambini. In seguito, Miller si affretta a cercare il Capitano Fred Hamill della 101ª Divisione Aviotrasportata per chiedergli se James Ryan è lì. Miller fa ritrovare un certo James Ryan, il cui secondo nome però non è Francis, ma Frederick, e il cui luogo di provenienza non è l'Iowa, ma il Minnesota. Dopo l'imbarazzante episodio, Miller e gli altri si sistemano in una chiesa, per poi riprendere la marcia con il favore della notte. Al mattino la squadra giunge nei pressi di una centrale radar danneggiata, ma tenuta da un pugno di mitraglieri. Insensatamente, Miller decide di andare all'attacco, adducendo il pretesto che la postazione di mitragliatrice possa rappresentare un pericolo per le truppe americane che sarebbero passate di lì. Alcuni protestano, ma Miller stronca le loro argomentazioni. Durante l'attacco, Wade, l'ufficiale medico, viene colpito al busto ed alla spina dorsale e muore dopo essersi fatto iniettare della morfina. Per questa ragione, alcuni della squadra, mossi dall'odio, cercano l'ultimo militare tedesco rimasto vivo e lo fanno prigioniero, senza però il consenso di Upham, l'unico a favorire il tedesco ritenendo che, come prigioniero di guerra, avesse diritto a vivere e essere consegnato alle autorità competenti. Alla fine il capitano Miller libera il prigioniero. Tra i soldati si crea il caos, alcuni ritenendo l'atto di pietà come inconcepibile e altri invece giusto; addirittura, Horvart minaccia con la pistola Reiben che aveva dichiarato di voler disertare. Per calmare le acque il capitano decide di rivelare la sua identità. Si scopre che era un insegnante e che aveva famiglia in patria. Spiega anche che più uccide nemici più si sente lontano da casa. Per questo ha liberato il prigioniero (che per non farsi fucilare stava persino rinnegando Hitler e affermando il suo amore per la cultura americana). Dopo una lunga marcia attraverso i campi, all'arrivo di un semicingolato nemico, Miller fa sdraiare a terra i suoi uomini. Il cingolato va improvvisamente in fiamme, grazie all'azione di una pattuglia di paracadutisti che si era imboscata nei pressi. Tra i membri della pattuglia è anche James Francis Ryan. Aggregatisi a loro, Miller è portato in un paese devastato, tenuto da pochi malconci paracadutisti, compagni di Ryan. Solo ora questi viene informato della morte di tutti i suoi fratelli e gli viene consigliato di abbandonare la guerra, ma egli si rifiuta, non volendo abbandonare la sua compagnia impegnata nella difesa del ponte cittadino.
Dopo il suo rifiuto, Miller viene informato che i paracadutisti della 101a devono resistere a tutti i costi, poiché sono rimasti solo due ponti: quello che loro devono far saltare (a Ramelle) e quello a Valogne. Di conseguenza il contrattacco tedesco passerà per l'uno o l'altro ponte. Vengono dunque racimolate armi, munizioni ed esplosivi, con i quali, oltre a minare la via principale, vengono assemblate bombe artigianali spalmate di grasso, cosicché si attacchino a qualsiasi superficie. Poco dopo inizia lo scontro con il primo gruppo di mezzi corazzati tedeschi: Gli americani lasciano avanzare i carri per diversi metri e, conosciuta l'entità delle forze nemiche da Jackson, appostato sul campanile di una chiesa, vengono fatte detonare le cariche, mentre le mitragliatrici iniziano a falciare la fanteria tedesca colta di sorpresa. Semoventi tedeschi vengono neutralizzati tramite bottiglie molotov. Un Tiger viene immobilizzato dalle bombe appicciocose: i paracadutisti salgono sulla torretta e lanciano all'interno bombe a mano, ma vengono letteralmente fatti a pezzi da una mitragliera posizionata nel frattempo dai tedeschi. Il combattimento continua selvaggio, mentre affluiscono rinforzi per le truppe del Reich. Jackson, sul campanile, mentre spara ai soldati nemici, non s'avvede, se non troppo tardi, di un corazzato nemico, che lo spazza via insieme al campanile ed al mitragliere Parker. Mellish, asserragliatosi in una casa con il soldato di più alto grado dei paracadutisti, il caporale Henderson, ingaggia una mortale e tribale battaglia contro un soldato tedesco, che infine lo uccide con una coltellata. Henderson era già stato ucciso, colpito alla gola da una raffica di mitra; il sergente Horvarth, ferito al fianco, tenta con un bazooka di rallentare i tedeschi, ormai dinanzi al ponte, ma muore poco dopo sotto gli occhi attoniti e straniti del Capitano Miller, assordato da una cannonata. Messosi in piede per raccogliere il detonatore delle cariche del ponte, sfuggitogli di mano, è colpito a morte dallo stesso soldato che aveva fatto liberare. Upham, rimasto indietro nel caos della battaglia, comprende attanagliato dal terrore del destino di Mellish; lascia la casa per raggiungere i compagni al ponte, ma si nasconde dietro un cumulo di macerie a causa del sopraggiungere di soldati tedeschi, e assiste al ferimento del capitano a opera del soldato tedesco da lui liberato. Ormai la battaglia è perduta: sono morti numerosi uomini e le cariche non vengono detonate, i tedeschi stanno attraversando il ponte.
Miller, gravemente ferito, punta la sua pistola contro il carro di testa tedesco e inizia a sparare. All'improvviso, il blindato salta in aria: infatti una squadriglia di P-51 Mustang, avvertita via radio, si scatena sul concentramento di truppe e mezzi tedeschi, provocando una carneficina e fermando così l'avanzata nemica. Reiben e Ryan accorrono al ponte, dove trovano Miller in procinto di morire. Le sue ultime parole sono: "James, meritatelo. Meritatelo!". Alla fine del combattimento restano in vita Reiben, Upham e Ryan. Upham, riconosciuto il soldato tedesco nel gruppo di prigionieri dinanzi a lui, imbraccia il fucile e, guardatolo negli occhi gli spara a bruciapelo. Reiben prende dal corpo esanime del capitano la lettera per il padre di Caparzo, prima conservata dal defunto Wade. Ora ritorniamo al presente: il soldato Ryan chiede alla moglie se è stato un brav'uomo e se ha condotto una buona vita, ella risponde di sì ed egli, rincuorato, lascia il cimitero con tanto di saluto militare verso la lapide. Il film termina con la bandiera americana che sventola nel cimitero normanno dove sono seppelliti molti militari americani.
Il vero "Ryan" ed il contesto storico
Il vero "soldato Ryan" fu il sergente Frederick "Fritz" Niland appartenente alla 101ª Divisione aviotrasportata che perse tre fratelli, due in Normandia ed uno nel teatro di operazioni asiatico. Ecco come Niland seppe della morte dei propri fratelli: "Niland era andato a trovare suo fratello Bob appartenente all'82ª Divisione Aviotrasportata (anch'essa paracadutata in Normandia) ma gli fu detto che suo fratello era stato ucciso durante il D-Day. Il plotone di Bob era stato accerchiato e lui aveva usato una mitragliatrice colpendo i tedeschi con un fuoco di disturbo fin quando il plotone non aveva rotto l'accerchiamento. Aveva sparato diverse casse di munizioni prima di essere ucciso. Poi Fritz si era fatto dare un passaggio fino alle posizione della 4ª Divisione di fanteria per andare a trovare un altro fratello che era comandante di plotone. Anche lui era stato ucciso durante il D-Day, precisamente a Utah Beach. Quando Fritz tornò alla sua unità (la Compagnia H, 501º Reggimento di fanteria paracadutista), padre Francis, il cappellano militare, lo stava cercando per comunicargli che un terzo fratello, pilota nel teatro di operazioni asiatico, era stato ucciso la stessa settimana."[1][2] Secondo la "Sole Survivor Policy" del ministero della difesa statunitense, promulgata a seguito della morte dei cinque fratelli Sullivan sulla stessa nave, Sampson organizzò il rimpatrio del soldato, passando attraverso la Gran Bretagna, dai genitori negli Stati Uniti, a Tonawanda.
Il fratello creduto morto in Oriente si rivelò in realtà prigioniero e tornò a casa alla fine del conflitto. Sampson scrisse un libro sulla storia di Niland e della 101ª Divisione nel 1958, intitolato Look Out Below!.
Il film aggiunge alcuni particolari che dunque non appaiono nella storia originale: non ci fu una missione di recupero attraverso le linee nemiche, Niland non era un soldato semplice ma un sergente, sua madre non era vedova e, probabilmente, non ricevette la visita degli uomini del ministero della difesa.
| | |
| |
|