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| | 90/53 Mod. 1939
Il cannone 90/53 fu il miglior pezzo contraerei pesante italiano della seconda guerra mondiale, affidabile e potente (con velocità iniziale del proietto di 840 m/s). Nonostante fosse stato progettato per il tiro contraerei, fu utilizzato anche come pezzo controcarri (analogamente all'88 tedesco); pertanto sul fronte africano alcune bocche da fuoco furono montate su autocarri (particolarmente Lancia 3RO) per tale uso. Fu il cannone contraerei italiano costruito nel maggior numero di esemplari nel corso della seconda guerra mondiale, come materiale di artiglieria fu superato nella produzione solo dal 47/32. Successivamente, nato da un progetto del dicembre 1941 e prodotto velocemente dall'Ansaldo in 30 esemplari, nell'aprile del 1942 fu destinato anche ad essere impiegato come semovente, dotato di scudo di protezione per i serventi, su scafo cingolato M.14/41. Il cannone 90/53, con funzione contraerei, continuò il suo servizio nell'Esercito Italiano, sparando gli ultimi colpi nel febbraio 1970 nel poligono di Foce Verde. Impiego Utilizzatori Italia Produzione Costruttore Ansaldo Entrata in servizio 1939 Ritiro dal servizio 1970 Costo unitario 513400 Lire (1939)[1] Descrizione Peso in ordine di marcia 8.950 kg in batteria 6.240 kg Lunghezza canna 5,039 m Calibro 90 mm Tipo di munizioni Granata esplosiva Peso proiettile 10,1 kg (granata contraerei) Velocità alla volata 850 m/s Gittata massima 17.400 m quota massima utile nel tiro controaerei= 11.300 m[2] Elevazione -2°/85° Angolo di tiro 360° Fin dalla fase di progettazione l'impiego del pezzo era previsto con asservimento ad una centrale di tiro, inizialmente vennero prese in considerazione le centrali di tiro "Gamma" (di progettazione ungherese) e la Borletti-Galilei-San Giorgio, indicata anche come BGS, di produzione nazionale. La centrale BGS utilizzava come sistema di puntamento un telemetro stereoscopico con base di 4 m, ed utilizzava un equipaggio di soli 6 uomini, che operavano direttamente sul pianale del rimorchio autotrainabile su cui era fissata la centrale. I dati (distanza, direzione e sito), misurati attraverso il telemetro, erano inseriti manualmente nel calcolatore elettromeccanico, che poteva essere gestito (estrapolazione lineare o meno del punto futuro) dal personale addetto (2 specializzati). I dati si alzo, brandeggio e graduazione della spoletta erano trasmessi elettricamente al pezzo. I pezzi potevano essere totalmente asserviti alla centrale o potevano essere utilizzati manualmente tramite indici di coincidenza che comparivano sui congegni di mira[13]. Nel 1942 le centrali BGS furono asservite al radiorilevatore (radar) Wūrzburg Ausf D (tedesco), indicato nel Regio Esercito come "Volpe", con questo metodo la centrale poteva gestire il tiro di una batteria su bersagli ad una distanza non superiore a 12 km ed una velocità non superiore a 720 km/h I proiettili del 90/53 erano più potenti di quelli del FlaK 88: proiettili da 90 mm pesanti 10,33 kg contro gli 88 mm da 9,2 kg dei tedeschi. Questo vantaggio era nettamente ridotto per le spolette italiane (piriche), meno precise di quelle tedesche (ad orologeria). La velocità di uscita dei proiettili del 90/53 era di 840 m/s contro gli 820 m/s del FlaK 18[21]. Il cannone da 90/53 aveva una gittata contraerei massima di 12.000 m contro i 9900 m[21] dei flak tedeschi. I sistemi di mira del 90/53 erano tecnicamente meno avanzati di quelli dei FlaK 88 ma più facili da usare e più affidabili.[senza fonte] Le caratteristiche balistiche erano superiori a quelle del Flak 18 Cannone KS-100/130 Il KS-100 è un cannone antiaereo pesante sovietico del dopoguerra, ideato per affiancare e poi sostituire le armi da 85mm del periodo bellico. Esso è un’arma potente, con una cadenza di fuoco di 15 colpi al minuto, 15 km di gittata AA e addirittura 21 km contro bersagli di superficie. I suo proiettili sono capaci di perforare, nei modelli AP, 185mm di acciaio balistico a 1000 metri. Ha avuto un ampio impiego, assieme alle armi da 85mm e 57mm, nel Vietnam; in seguito è stato via via sostituito dai missili come gli SA-2, con maggiori probabilità di colpire il bersaglio, nonostante l’utilità del tiro dei cannoni come armi di sbarramento. Nel 1972 almeno 13 B-52 vennero abbattuti da SA-2 contro nessun abbattimento da parte dai KS-100; questo restava un cannone AA molto temuto dai piloti USA, anche se spesso più come arma capace di danneggiare che di distruggere. Assieme al KS-100, alcuni Paesi socialisti schieravano anche il KS-130, da 130mm, sviluppato in contrapposizione al cannone USA da 120mm. Esso era un’arma potente, ma più grossa e meno diffusa del precedente KS-100. Le sue prestazioni devono essere state spettacolari, ma i veloci aviogetti attuali sono troppo difficili da abbattere per tali armi a bassa cadenza di tiro. 57 mm S-60 L'S-60 è un diffuso cannone antiaereo sovietico, con calibro 57 mm e canna da 60 calibri, praticamente funzionante come un Bofors ingrandito, ma ancora senza spolette di prossimità. Derivato dall'esperienza dell'ultima guerra mondiale con la mitragliera M1939 da 37mm, quest'arma era nella sua progettazione verosimilmente combinata anche con l'innovativa mitragliera tedesca, rimasta prototipo, da 55mm. Quest'ultima rappresentava a sua volta una linea evolutiva similare, perché anche i tedeschi avevano schierato un'arma antiaerea da 37mm per la difesa aerea alle medie distanze. Ma la sua potenza venne ritenuta migliorabile, e così se da un lato vennero installate delle armi su affusti binati, dall'altro venne progettata un'arma di potenza doppia. Ma il Flak 41 da 50mm si dimostrò di modestissimo successo, e la mitragliera binata da 37mm si dimostrò la scelta migliore per potenziare la difesa tattica contro gli attacchi aerei. Alla fine del conflitto venne approntato nondimeno un nuovo progetto di mitragliera automatica pesante, che elevava il calibro a 55mm, aveva un sistema di alimentazione migliore ed una munizione molto più efficace e di lunga gittata. Ma era troppo tardi per le sorti della Germania, come accadde anche in Italia per il cannone da 65/64mm navale. I sovietici nel dopoguerra decisero di sostituire la mitragliera da 37mm, e in base al principio bigger is better realizzarono un cannone molto più potente e grande. Se questo fosse più il derivato delle armi sovietiche da 37mm, o tedesche da 55mm, o infine di quelle svedesi da 40mm, è argomento di discussione (dimensionalmente, invece, non vi sono dubbi). Ma il risultato è stata la mitragliera antiaerea di maggiore potenza mai schierata da eserciti di terra. L'S-60 è un'arma trainata normalmente da un autocarro come l'Ural 375D, o anche semicingolati AT-L. Esso ha una struttura a piattaforma, con una scudatura bassa e irregolare, e si muove su 4 ruote, che devono essere sollevate da terra per l'azionamento in funzione antiaerea (forse non necessariamente nel caso dell'ingaggio di obiettivi terrestri). Sistemata l'arma sui martinetti, viene azionata tramite volantini, mentre i sistemi ottici di tiro presenti sull'affusto sono utilizzati dal cannoniere. I livelli di funzionamento, in verità sono 4: primo metodo, funzionamento manuale con volantini; secondo, sistema assistito con motore elettrico; terzo, con comando a distanza e centralina di tiro PUAZO. Infine il quarto, con comando a distanza e mira radar con sistema come il SON/SON-9A Fire Can. L'S-60 ha una gittata massima in quota di 8800 metri, una gittata pratica di 4000 metri, e una sull'orizzonte di 12.000 metri. La cadenza di tiro, condizionata dal mai banale problema dell'alimentazione, è teoricamente di 120 colpi/min., quella pratica è di circa 60-70; le munizioni sono in clips da 4 colpi, e ciascun proiettile pesa 2,4 kg (più il bossolo).
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