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BALISTICA

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view post Posted on 13/1/2012, 17:18     +1   -1




La balistica è il ramo della fisica meccanica che studia il moto di un proiettile, inteso come un corpo inerte sottoposto alla forza di gravità e all'attrito viscoso.

Il proiettile possiede una velocità iniziale poiché gli è stata impressa una forza di tipo impulsivo, ma non ha alcun tipo di propulsione che persista nel tempo, e procede per inerzia.

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Il moto di corpi sottoposti ad una forza continuativa (escluse gravità e attrito) non è oggetto di studio della balistica, bensì della cinematica e della dinamica. Ne sono un esempio i missili dotati di motore a razzo, il cui moto è oggetto di studio della cinematica e della dinamica fintanto che il motore è in funzione, ma diventa oggetto di studio della balistica vera e propria allorché il motore smette di funzionare.

La balistica è così importante per lo studio del moto dei proiettili sparati dalle armi da fuoco che quest'ultimo è diventato lo stimolo principale che ha portato allo sviluppo di questa scienza, la quale si è poi differenziata in varie branche di studio che mantengono il prefisso "balistica" in quanto correlato alle armi da fuoco ed ai suoi proiettili, anche se a volte è improprio dal punto di vista etimologico e non sempre legato a studi prettamente di fisica.

La balistica ora si divide in quattro branche:

Balistica interna: studia il comportamento della pallottola quando essa si trova ancora all'interno della bocca da fuoco, sottoposta alle forze generate dall'accensione della carica di lancio.
Balistica intermedia: studia il moto del proietto nelle immediate vicinanze del vivo di volata. Essa consiste nello studio dei fenomeni intermedi tra balistica interna ed esterna.
Balistica esterna: studia il moto del proiettile dopo che è stato sparato o lanciato.
Balistica terminale: studia la reazione di un corpo che entra in contatto con il proiettile.
Balistica forense: è la disciplina che comprende le attività peritali attinenti alle armi da fuoco relative alle indagini penali che riguardano azioni compiute con le armi da fuoco stesse.


balistica

Balistica interna



Sicuramente la balistica interna come disciplina scientifica è nata dopo la balistica esterna: se infatti quest'ultima fa riferimento esclusivamente ai principi della meccanica, perché trattasi del comportamento di una massa, quella del "proietto", nel campo gravitazionale (in presenza di fenomeni non semplici quali la resistenza del mezzo e l'effetto giroscopico) la balistica interna si incentra sullo studio della combustione della carica di lancio, sul conseguente andamento pressorio all'interno della "canna" dell'arma da fuoco e sugli effetti indotti che molto spesso, al di là del pregiudizio circa il risultato del tiro, mettono in discussione l'incolumità del tiratore.L'esistenza dei diversi Banchi di Prova nazionali delle Armi da Fuoco (particolarmente famoso quello italiano) dimostra della necessità di doverle assoggettare a prove particolari, che ne riguardano il comportamento "interno" e che presuppongono, ad avvenuto superamento, apposita marchiatura. Più che a Galileo e alle sue leggi, la balistica interna fa riferimento alla chimica e alla termodinamica: per questo è senz'altro disciplina recente. Si aggiunga che i fenomeni accennati si svolgono in regimi transitori di durata infinitesima, che complicano notevolmente la possibilità di misure e di rilievi. Comunque, volendo semplificare il quadro, diremo che scopo fondamentale della balistica interna è il rilievo o comunque la previsione dell'andamento pressorio all'interno della canna.Il suddetto rilievo risulta di particolare importanza nelle armi dove la ripetizione del colpo avviene per effetto dell'"automatismo" innescato dal colpo precedente. In effetti, se per effetto di tale automatismo, l'otturatore arretrasse prima che la pressione residuale nella canna, dovuta al colpo sparato, sia scesa a valori accettabili, ne andrebbe dell'incolumità del tiratore, che sarebbe investito dal "dardo" pressorio, ad alta temperatura, che si sprigionerebbe dalla culatta. Gli elementi che concorrono al comportamento balistico interno di un sistema sono: il tipo di carica di lancio (polvere da sparo), il suo innesco e la sua quantità, le condizioni al contorno di umidità e pressione atmosferica, l'inerzia del proiettile, il modo come esso impegna la rigatura, l'attrito ecc.


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In linea di principio, si può affermare che quanto maggiore è "la difficoltà" del proiettile ad uscire dalla canna, tanto maggiore e più pericolosa sarà la pressione al suo interno. Si ricorre in questo caso alle polveri da sparo cosiddette "progressive", caratterizzate da combustioni più lunghe e incrementi pressori più graduali, in contrapposizione alle polveri cosiddette "vivaci". Volendo riferirsi a un'analogia, questa è rappresentata da quanto succede nella camera di combustione di un motore alternativo: il pistone è il proiettile, la miscela è la carica di lancio, la candela è l'innesco. Il monitoraggio del fenomeno è costituito dal relativo diagramma pressorio, altrimenti noto come diagramma "indicato", il cui rilievo permette di giudicare circa la bontà tecnica di quanto vi avviene. Anche nel caso di un motore ad accensione comandata la combustione della miscela deve avvenire in modo graduale: donde l'estrema improprietà della dizione di "motore a scoppio". Quando la miscela scoppia, il motore si comporta male, perché batte in testa: la liberazione di energia è così repentina e violenta che il pistone non riesce a tenerle dietro per trasformarla in lavoro: per cui essa si dissipa in forma di onde di pressione di picco elevato, che danneggiano il motore perché rompono il velo protettivo del lubrificante e innescano la presenza di punti caldi che portano all'anarchia assoluta delle combustioni successive. Da qui il fatto che le polveri da sparo moderne sono diverse dagli esplosivi anche se ne hanno in comune l'origine: esse debbono comunque prevedere al loro interno un meccanismo di moderazione nella liberazione dell'energia, che se avviene in modo dirompente porta allo scoppio della canna. Rappresentano un compromesso tra l'azione esplosiva della nitroglicerina e quella ritardante della cellulosa: donde appunto la diffusione delle polveri cosiddette a doppia base, nitroglicerina e nitrocellulosa, che consentono di ottenere questo compromesso.


Balistica esterna



Per comprendere la tematica della balistica esterna e in un certo senso la sua necessità scientifica conviene partire dal problema elementare: il comportamento di una massa "lanciata" (in greco "ballo" significa lanciare, donde balistica) con una certa velocità iniziale, indipendentemente dal modo come questo lancio è ottenuto: con una catapulta, con una balestra o la deflagrazione di una carica nella canna di un'arma da fuoco. Sappiamo che se non ci fossero la gravità e altre forze, la massa continuerebbe a percorrere in modo rettilineo e a velocità costante la traiettoria impressa dal lancio, secondo quanto asserito dal primo principio della dinamica. Se trascuriamo tutte le altre forze e ammettiamo che esista soltanto la gravità, il problema si approccia molto semplicemente considerando che la velocità iniziale si scompone in due componenti, di cui una orizzontale costante e l'altra verticale uniformemente decelerata per effetto della gravità. Nel punto più alto della traiettoria la componente verticale è nulla e la corrispondente parte di energia cinetica iniziale è tutta trasformata in energia potenziale gravitazionale. La traiettoria è una parabola indipendente dalla massa. Se consideriamo la resistenza dell'aria, questa è una forza che, per effetto dell'irregolarità della forma del proiettile, non passa esattamente per il suo baricentro, dove è applicata la forza di gravità. Ne consegue la nascita di una coppia che tende a far capovolgere il proiettile, con evidente imprecisione del tiro. Si ricorre allora all'espediente di imprimere al proiettile, tramite la rigatura della canna, un moto rotatorio intorno al proprio asse principale. Per il principio dell'effetto giroscopico, si verifica che il proiettile anziché capovolgersi tende a derivare, ossia a deviare dal piano della parabola teorica del tiro, con un errore detto appunto di deriva, peraltro in grado di essere corretto dai congegni di puntamento e di mira.

Balistica forense



La balistica forense è una branca di scienza forense che comprende le indagini rivolte alla ricostruzione degli accadimenti relativi ad un delitto in cui sia stato fatto uso di un'arma da fuoco, finalizzata alla definizione delle responsabilità ed alla comminazione della pena.

Nei casi in cui sia stato fatto uso di un'arma da fuoco, con conseguenti lesioni o morte, una corretta diagnosi medico-legale, pur basata sull'attenta disamina dei dati “di base” (numero di colpi esplosi, distanza di sparo e posizione reciproca tra feritore e vittima), può talora rivelarsi incompleta o insufficiente in assenza di una valutazione integrata con i risultati di indagini comunemente ritenute di natura più squisitamente criminalistica, quali l'esame dell'arma e della sua meccanica, la definizione del numero dei colpi inesplosi nel caricatore, l'identificazione del calibro dei proiettili esplosi, nonché l'interpretazione dei rilievi ambientali e testimoniali. Sono proprie della balistica forense le indagini per:
l'identificazione e la descrizione del luogo ove è avvenuto l'evento;
l'esame di danneggiamenti da agente balistico in ambienti e su veicoli;
la ricerca, il prelievo, la conservazione e l'identificazione dei reperti di interesse balistico;
l'esame dell'arma, l'accertamento delle sue caratteristiche e della funzionalità;
la identificazione del tiratore;
la valutazione della distanza di sparo;

alle quali, nella proposizione di ipotesi ricostruttive dell'evento deve tenersi debito conto delle non certo secondarie e classiche tematiche medico-legali in tema di:
valutazione dell'epoca della morte e/o del ferimento, della causa e dei mezzi impiegati;
del tempo di sopravvivenza e della possibilità di compiere autonomamente azioni o spostamenti dopo il ferimento;
tipo o tipi di arma impiegate, calibro, numero dei colpi, ancora distanza di sparo e posizione reciproca fra vittima e sparatore.

La rigatura, che fece la sua prima comparsa nel XV secolo, è un processo per fare dei solchi sulle canne dei fucili in modo da impartire una direzione più accurata al proiettile. I proiettili sparati da un'arma rigata assumono la forma, le tracce e le impressioni di quella rigatura che diventa così una “carta d'identità” del proiettile.

I primi risultati di balistica forense risalgono al 1835 quando Alexandre Lacassagne estrasse il proiettile da un vittima da arma da fuoco uccisa in Inghilterra. Una volta divenuta una prova schiacciante, il sospettato dell'omicidio confessò il delitto.

Nel 1902 il giudice di un tribunale ordinò l'analisi di alcuni bossoli per testare un'arma ipotizzata per essere stata usata sulla scena del crimine. Il perito nominato d'ufficio, Oliver Wendell Holmes, effettuò il test su una lastra di vetro e riuscì a risolvere il caso[1].

Calvin Goddard, scienziato ed ex ufficiale dell'esercito, rilevò dei dati da tutte le armi da fuoco in modo da sviluppare un database universale, riuscendo a catalogare, con il suo collega, Charles Waite, i risultati di diversi test su diversi materiali. Lo stesso Waite introdusse l'analisi al microscopio per analizzare i bossoli o tracce di questi, comparando almeno due modelli tra loro.

Nel 1925 Goddard scrisse un articolo per la rivista Army Ordinance intitolato Balistica forense nel quale descriveva l'uso di tale microscopio ai fini dell'analisi investigativa. Storicamente si suole attribuirgli la scoperta della scienza balistica anche se lui stesso definì tale termine non appropriato.

Nel 1929 dopo il Massacro di San Valentino, il governo degli Stati Uniti decise di istituire il primo laboratorio di polizia scientifica capace di analizzare qualsiasi tipo di bossolo.





Striature



Quando un proiettile è sparato da una canna, la direzione della spirale della canna produce dei solchi cd. “striature” nel proiettile. Ciò può essere dimostrato con armi di un particolare categoria o con particolari caratteristiche di un'arma.

Le caratteristiche di categoria dipendono dal tipo di rigatura, che varia da fabbricazione e dalla forma dei solchi; la Colt, ad esempio, impiega un left-hand twist, mentre la Smith and Wesson utilizza un right-hand twist; una recente produzione del M16 rifle porta un 1 in 7 inch twist, mentre la AR-15 o la M16 rifle portano un 1 in 9 inch twist. Le armi da poligono di tiro possono denotare delle rigature che sono difficili da rilevare in una particolare canna.

Le caratteristiche di un'arma dipendono dalle imperfezioni nel processo di rigatura, ma dall'usura dell'arma e possono mutare nel corso del tempo. I criminali o chi lavora nei servizi di sicurezza, talvolta, può essere tentato di sofisticare le caratteristiche di un'arma per renderne più difficile l'identificazione.


Cane della pistola



Tracce sulla cartuccia possono ricondurre al modello del tamburo o del cane della pistola. Per una serie di ragioni, le cartucce sono più facilmente analizzabili dei proiettili. Innanzitutto perché la parte dell'arma che produce le tracce sulla cartuccia è meno soggetta all'usura e, secondariamente, i proiettili si deformano più facilmente all'impatto, distruggendo parte delle tracce che servono all'analisi.

Altre armi



La balistica forense soffre di talune difficoltà di analisi con particolari tipi di armi dei cui proiettili scorrono attraverso delle patine di plastica che ne impediscono il contatto con la canna. Per questo tipo di armi esistono altre analisi che ne possono rivelare le fonti.

Metodologia



In America, nel Maryland, è stato possibile predisporre degli archivi che registrano tutte le tracce da bossoli. Quando un'arma è venduta, la polizia registra le informazioni di fabbrica di quell'arma e l'archivia nel database. La polizia stessa, tuttavia, è piuttosto critica su questo metodo in quanto, a suo dire, non sarebbe sufficiente per risolvere ogni singolo caso d'indagine quanto piuttosto a fornire dati statistici alla classe politica per scopi elettorali. Si stima, inoltre, che il rapporto costi/benefici non sia dei migliori e che attualmente tale metodo gravi sulle tasche dei contribuenti per un budjet di circa 2,6 milioni di dollari.

Il Dipartimento di giustizia della California, dimostrò analoghi scarsi risultati utilizzando 742 pistole in dotazione alla polizia stradale; con un tale limitato database, meno del 70% di casi di analisi dei bossoli ha avuto successo per scoprire la corretta arma da fuoco e meno del 40% utilizzando un diverso set di munizioni.


Prospettive sull'analisi dei proiettili



Una cartuccia microstampata. Sulla ricarica si nota il numero di serie dell'arma.
Vi sono molte proposte per migliorare la balistica forense ed alcuni giurisdizioni hanno adattato la propria legislazione al riguardo. In California, ad es., è stata promulgata la Carta AB 1471 con la quale si richiede a tutte le aziende produttrici di equipaggiare le proprie armi con la tecnologia della microstampa che imprime il numero di serie o il marchio di fabbrica direttamente sulla cartuccia e sul cane che colpisce il proiettile in canna.

Un ricercatore inglese pubblicò nel 2008 un rapporto nel quale si affermava che le aziende produttrici solevano ricoprire i propri prodotti con un pulviscolo di ossido di ferro che rimaneva fissato al proiettile anche dopo essere stato sparato. Era possibile anche rilevare tracce di tale pulviscolo sui vestiti indossati dalla vittima o dalle mani delle persone che maneggiavano l'arma. Se le aziende produttrici usavano un'unica mistura di pulviscolo per ogni arma, era possibile identificare rapidamente un bossolo ritrovato sulla scena del crimine, con il necessario equipaggio adatto alla rilevazione.


Balistica terminale



La balistica terminale è la branca della balistica che studia le interazioni fra il proiettile ed il bersaglio al momento dell'impatto e negli istanti successivi.


La balistica terminale studia le interazioni fra i proiettili e i bersagli
Lo studio è spesso finalizzato a massimizzare il potere di arresto delle munizioni, con riguardo non solo al calibro, ma soprattutto alla struttura del proiettile, e ciò a maggior ragione nell'utilizzo a fini di difesa personale. Per la difesa personale non è infatti importante che il proiettile sia letale ma è invece importante che arresti l'aggressore. Nella balistica terminale vengono quindi studiate le deformazioni che il proiettile subisce al momento dell'impatto, eventuali frammentazioni che devono essere evitate, e la forma che il proiettile assume a seconda della tipologia della munizione (palle camiciate, blindate, semicamiciate, nude, ecc.)

Un proiettile che penetra il corpo attraversandolo trasmette solo una parte dell'energia cinetica che possiede al bersaglio, ed ha quindi un basso potere di arresto. In questo caso il proiettile può essere letale ma spesso non trasmette al bersaglio lo shock necessario a fermarlo istantaneamente ed evitare una pericolosa risposta ostile. Il potere di arresto è infatti legato alla quantità di energia cinetica presente all'impatto ed alla percentuale di questa che viene trasmessa al bersaglio.

Lo studio della balistica terminale di un proiettile è quindi importante: un proiettile che si deformi all'impatto, assumendo la classica forma a fungo, verrà facilmente fermato dal corpo del bersaglio che assorbirà quindi la totalità dell'energia cinetica; l'effetto shock e quindi il potere d'arresto saranno massimizzati. È questo il caso delle pallottole a punta cava, che sono però proibite dalla legge italiana ai fini di difesa personale, mentre sono permesse le pallottole blindate, analoghe a quelle usate per usi militari, che hanno invece la caratteristica di essere letali ma con basso potere di arresto, e di rimbalzare ovunque in caso di errore nel tiro con ovvi pericoli, e infine spesso di attraversare il bersaglio in modo anch'esso pericoloso.


Cinematica



La cinematica è quel ramo della fisica che si occupa di descrivere quantitativamente il moto dei corpi, indipendentemente dalle cause che lo hanno provocato. È significativa la sua definizione di geometria del movimento: in effetti la cinematica del punto si può pensare come geometria dello spazio vettoriale quadridimensionale formato delle tre coordinate spaziali e della coordinata temporale.

Il movimento in una prima approssimazione è uno spostamento che avviene più o meno rapidamente nello spazio e nel tempo, seguendo una certa traiettoria.

Per trattare la cinematica occorre iniziare dallo studio del movimento di un corpo ritenuto puntiforme, cioè di un oggetto di estensione tanto ridotta da poter essere rappresentato da un punto materiale; solo successivamente si possono studiare sistemi più complessi come fluidi e corpi rigidi.
Nella cinematica del corpo puntiforme l'oggetto in movimento si semplifica in un punto dello spazio tridimensionale la cui posizione ad ogni istante t viene individuata dalle coordinate spaziali (x, y, z) misurate in un sistema di riferimento cartesiano; alternativamente, se il punto materiale si muove su di una traiettoria definita a-priori, è sufficiente introdurre un'ascissa curvilinea: in questo caso la posizione è univocamente definita dal solo parametro temporale tramite una legge oraria. Occorre anche indicare quando si è fatta la misura, al fine si sapere quanto tempo impiega il corpo per spostarsi da una posizione all’altra. Questo è un primo indizio del fatto che tutto si propaga in un continuo a 4 dimensioni (x, y, z, t), il cui significato si intuisce osservando che non ha senso dire dove si trova un oggetto senza dire quando vi si trova, e viceversa. Coordinate spazio-temporali definiscono un evento: la cinematica è una geometria spaziotemporale.

Occorre assolutamente puntualizzare le proprietà dello spazio dei fenomeni, in quanto da queste dipende la possibilità di avere delle descrizioni invarianti rispetto alla posizione e al tempo.

Questo consente di studiare la cinematica servendosi essenzialmente della geometria analitica e dei vettori applicati.

L'utilizzo della geometria analitica è collegato alle caratteristiche intrinseche che sono attribuite allo spazio in cui avvengono i fenomeni cinematici, quelle di essere isotropo ed omogeneo. Inoltre si è considerato il tempo come una grandezza indipendente dallo spazio e anch'essa omogenea. Questi sono gli assunti della cinematica classica che si sono basati sull'evidenza delle esperienze e non sono stati posti in dubbio fino alla fine del XIX secolo.

Quindi classicamente le leggi cinematiche sono invarianti rispetto a traslazioni, spaziali e temporali, e a rotazioni; questo consente di cambiare il sistema di riferimento e di scegliere il più adeguato a trattare le singole situazioni.


Dinamica (fisica)



La dinamica è il ramo della meccanica che si occupa dello studio del moto dei corpi e delle sue cause o, in termini più concreti, delle circostanze che lo determinano e lo modificano. Lo studio completo della meccanica comprende anche la statica e la cinematica: la dinamica si differenzia dalla prima che studia le configurazioni di equilibrio meccanico, dalla seconda che studia, in astratto, tutti i moti concepibili ma non si occupa di determinare quali moti possono avvenire in un determinato contesto sperimentale.

Secondo l'intuizione fondamentale di Galileo e Newton, le forze non sono la causa del moto, ma producono una variazione dello stato di moto, ovvero un'accelerazione. Questa intuizione equivale ad affermare la relatività del movimento; un osservatore può determinare il suo stato di quiete o di moto solo relativamente ad altri corpi (o altri osservatori). Per questo è possibile parlare delle cause che variano il moto, ma non delle cause del moto.

Lo studio della dinamica si conduce innanzitutto riferendosi ad un'entità astratta, dotata di massa ma con dimensioni trascurabili: il punto materiale. Tutte le leggi riferite al punto materiale possono essere poi estese ai corpi reali (dotati di massa e di dimensioni finite) interpretati come sistemi di punti materiali; se ci si occupa di corpi nei quali le distanze relative tra i punti costituenti non variano nel tempo, si studia la dinamica dei corpi rigidi; in caso contrario si studia la dinamica dei corpi deformabili.

Nel costruire una qualsiasi teoria è indispensabile determinare le condizioni sotto le quali due osservatori vedono i fenomeni evolversi nel medesimo modo, e quindi possono descriverli con le medesime leggi; che sono dette trasformazioni di Galileo.

Fino a che i due sono in moto relativo traslatorio rettilineo uniforme, possono tradurre i dati di posizione e di velocità osservati dall’uno nei corrispondenti dati misurati dall’altro, a patto che possano effettuare le determinazioni contemporaneamente.

Questi osservatori privilegiati si dicono osservatori galileiani, o osservatori inerziali e il sistema di riferimento in cui vengono inseriti è un sistema di riferimento inerziale.





 
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